La previsione di prevalenza del diabete raggiungerà i 592 milioni di persone nel mondo nei prossimi 15 anni.
Fisioterapia e diabete: l’intreccio che non ti aspetti.
E’ stato stimato che fino all’80% dei pazienti che eseguono fisioterapia ambulatoriale presenta diabete, prediabete o fattori di rischio per il diabete.
Questo dato ci fa riflettere sulla grande opportunità che hanno i fisioterapisti per quanto riguarda il riconoscimento, la gestione e la cura di questo quadro clinico.
Il diabete conclamato ha potenzialmente un impatto negativo su tutti i tessuti e le funzioni corporee (muscolescheletrico, nervoso, endocrino, polmonare, cardiovascolare, tegumentario).
In quest’ottica e con queste prospettive catastrofiche è fondamentale che anche il fisioterapista attesti in prima linea il proprio ruolo per la salute del paziente.
Il fisioterapista può ricoprire un ruolo fondamentale in 3 modalità:
- Fornire assistenza nella partecipazione all’attività fisica per i pazienti con diabete o che sono a rischio.
- Monitorare regolarmente i pazienti per i fattori di rischio per il diabete o correlati al diabete.
- Sostenere l’attività fisica regolare come componente chiave per il trattamento delle malattie croniche in tutte le interazioni dei pazienti.
I pazienti con il diabete hanno 4 volte più probabilità di avere disturbi muscoloscheletrici di spalla e mano (es. frozen shoulder, Dupuyren). Inoltre è stata anche osservata una maggior prevalenza di lombalgia in soggetti con diabete.
Le problematiche muscoloscheletriche possono essere associate a limitazione della mobilità articolare e cambiamenti tissutali dovuti all’accumulo di prodotti finali non enzimatici di glicazione avanzata (AGE). L’accumulo di AGE provoca tessuti di collagene più spessi e rigidi, in particolare quelli con basso turnover, come tendini, pelle e disco intervertebrale, aumentando così il rischio di sviluppare una problematica conseguente.
Nella maggior parte dei casi i pazienti sono inviati al fisioterapista per il trattamento di una specifica condizione o limitazione muscoloscheletrica e raramente sono indirizzati per una guida nello sviluppo di un programma di attività fisica per la loro condizione cronica.
E’ importante identificare e affrontare gli ostacoli posti dalle comorbidità all’attività fisica “standard”.
Riassumendo i benefici dell’attività fisica in questa specifica condizione comprendono un miglior controllo di:
- glucosio;
- sensibilità all’insulina
- VO2max
- pressione sanguigna
In un’ottica di salute generale il fisioterapista avrebbe il compito di fornire al medico di base i resoconti dei monitoraggi della glicemia, della pressione sanguigna a riposo e durante l’esercizio, della frequenza cardiaca, associando a misure della prestazione fisica (walking test 6 minuti o 2 minuti; 5 time sit to stand).
Le raccomandazioni dell’American Diabetes Association (ADA) includono 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata.
Le attività dovrebbero essere suddivise su 3 giorni/settimana con non più di 2 giorni consecutivi senza alcuna attività. Inoltre, si consigliano 2-3 sessioni/settimana di esercizio contro resistenza e allenamento di flessibilità/equilibrio.
È anche importante ridurre il tempo di sedentarietà, incoraggiando l’attività fisica con un programma personalizzato di attività fisica scelto in base agli obiettivi specifici del paziente, alle attività preferite, alle comorbilità e al rischio di complicanze.
Bibliografia:
Harris-Hayes M (2020). The Role of Physical Therapists in Fighting the Type 2 Diabetes Epidemic. JOSPT